Novità dal Ghana


Cari amici e sostenitori del GICAM, vi diamo un caloroso saluto e, con piacere, siamo pronti ad aggiornarvi sulle attività del GICAM perché, anche se non possiamo ancora andare in missione, questo non ci impedisce di continuare ad aiutare i bambini che hanno bisogno di noi.

Questo mese vi portiamo nel Ghana e vi racconteremo di una dolce bambina, partita da questo Paese, e arrivata da noi in Svizzera per essere operata e ricominciare una nuova vita.

Il Ghana

Il Ghana è uno Stato dell’Africa occidentale che si affaccia sul Golfo di Guinea e confina a ovest con la Costa d’Avorio, a nord con il Burkina Faso e a est con il Togo. La capitale, Accra, si trova lungo la costa.

Il Ghana è un Paese multiculturale, conta circa 27 milioni di abitanti di almeno 100 diversi gruppi etnici ma, nonostante questo, non ci sono mai stati conflitti etnici. Ci sono anche diverse religioni: il 71,2% della popolazione è cristiana, il 17,6% musulmana e il 5% è animista; le lingue parlate sono ben 47, l’inglese predomina nel governo e negli affari.

Il Ghana è stata la prima nazione dell’Africa sub-sahariana a ottenere l’indipendenza dal Regno Unito, nel 1957. Oggi è una repubblica democratica guidata da un presidente che è sia capo di Stato che capo del governo ed è membro di molte organizzazioni internazionali tra cui il Commonwealth e le Nazioni Unite.

Il Paese vanta oggi una delle economie più stabili del continente africano e la sua economia è classificata di livello intermedio. Tuttavia, se parliamo di sanità, il sistema sanitario del Ghana risulta ancora molto lontano dai nostri standard europei. La speranza di vita attuale è alla nascita di circa 59 anni per i maschi e 60 anni per le femmine, con una mortalità infantile del 51 per 1 000 nei nati vivi. Il tasso di natalità è di circa 4 bambini nati per donna.

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Ad oggi ci sono circa 15 medici e 93 infermieri ogni 100 000 persone. In questo contesto è facilmente comprensibile l’importanza di un aiuto che GICAM e noi tutti possiamo dare.

L’economia si basa principalmente sull’agricoltura e lo sfruttamento delle risorse minerarie. All’interno dell’agricoltura troviamo la produzione di cacao, per il quale il Ghana è il secondo maggior produttore mondiale. La Costa d’Avorio e il Ghana sono di fatto i due più grandi produttori di cacao e insieme producono oltre la metà del cacao mondiale. La coltivazione del cacao è un business importante per il sostegno economico di aree rurali. Si tratta di un lavoro manuale estremamente duro.

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Purtroppo sono molti i bambini e gli adolescenti che lavorano come schiavi nelle piantagioni di cacao del Ghana. Sebbene il governo si sia impegnato a lottare contro lo sfruttamento minorile ce ne sono ancora molti che lavorano nelle piantagioni: sono apprezzati per le loro dita sottili (per questo sono chiamati anche “nibble fingers”), la loro piccola statura e l’abilità manuale, che li rendono assai efficienti nei campi. Inoltre sono più disciplinati e poco inclini a ribellarsi. Ne consegue che moltissimi bambini, anziché andare a scuola, sono costretti a lavorare nei campi dove svolgono attività spesso pericolose e nocive per la loro salute, come usare attrezzi taglienti, applicare pesticidi, trasportare sacchi molto pesanti.

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Oltre alla produzione di caffè il Ghana detiene il record per il lago artificiale più grande del mondo. Si tratta del Lago Volta, situato nel cuore del paese. La regione del lago merita una visita anzitutto per la fauna e la flora che vi si trovano intorno: lungo la costa meridionale del lago si estende infatti il Digya National Park, una delle più vaste aree protette del Paese e tra le principali dell’intero continente, dove vivono ippopotami, antilopi d’acqua, coccodrilli e lamantini.

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Ma un’altra ragione per visitare questo splendido posto è la sua grande Diga di Akosombo. Purtroppo il Volta non è conosciuto solo per la sua bellezza naturalistica. Come le piantagioni di cacao, anche il Volta rappresenta una prigione per i tanti bambini che sono costretti a lavorare come pescatori sin da piccoli e senza gli strumenti adeguati. Obbligati a separarsi dalle proprie famiglie e a rinunciare alla scuola, una volta arrivati nella zona del lago, sono ridotti in schiavitù.

Nei Paesi in via di sviluppo, i bambini sono abituati a sostenere l’economia domestica. La povertà incoraggia spesso i genitori a mandare i propri bambini a lavorare poiché questa sembra essere l’unica “strategia di sopravvivenza” a loro disposizione.

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La storia di Eva

Eva è una bambina di 11 anni nata in un villaggio molto povero dell’Alto Volta, una zona del Ghana. È stata venduta dalla sua famiglia, per racimolare qualche soldo, a un’altra famiglia, residente ad Accra, capitale del Ghana, per fare la domestica. La signora che l’ha comprata però, non soddisfatta del suo lavoro, ha deciso di punirla facendole immergere le braccia in una pentola di acqua bollente. La bambina è stata poi tenuta rinchiusa in una stanza per evitare che le persone venissero a conoscenza dell’accaduto. Fortunatamente il fratello, che aveva iniziato a cercarla, è riuscito a trovarla e l’ha aiutata a scappare.
Eva si è così rifugiata nell’OTC, un centro gestito da suore americane che si occupano di aiutare i minorenni che hanno subito lesioni e amputazioni. È stata proprio questa associazione a mettersi in contatto con il GICAM, spiegando la storia di Eva.
Ci siamo così mobilitati e il Prof. Lanzetta Bertani ha organizzato videocall via Skype con Eva per sei mesi, per sottoporla a sedute di fisioterapia alle mani, che purtroppo risultavano inutilizzabili.
Grazie all’aiuto del governo svizzero è stato possibile fornire a Eva e a un accompagnatore il Passaporto e il Visto, in modo che potessero raggiungere Zurigo e che la bimba potesse essere operata.
E così è stato: i medici del GICAM hanno operato la mano sinistra di Eva all’ospedale di Bellinzona insieme con lo staff locale. L’intervento, svolto dal Prof. Lanzetta Bertani, il Dottor Stefano Lucchina e il Dottor Cesare Fusetti, è andato bene e la bimba è andata poi a Roma per la riabilitazione e il 24 Giugno è ripartita per il Ghana. A settembre tornerà in Svizzera per l’intervento alla mano destra. Attualmente la mano sinistra sta guarendo molto bene e si spera possa avvenire lo stesso anche per l’altra mano, che risulta più deformata.

Questa storia ha commosso molte persone, in primis personalità del GICAM come il direttore generale Gianmarco Lepri che, con la sua famiglia, è stato vicino a Eva durante la sua permanenza in Svizzera, mostrandole le bellezze del posto e portandola a fare un giro sul Ticino.
Altre persone hanno deciso di offrirle un aiuto, creando un fondo per consentirle di ricevere un’educazione accademica.
E non è tutto. La Televisione Svizzera ha deciso di produrre un documentario, che andrà in onda nella rubrica “Storie”, che si occuperà di raccontare quanto accaduto.

 

Il documentario

 

Il documentario sarà un lungometraggio che uscirà tra l’inverno 2021 e la primavera 2022 firmato dai registi Patrick Botticchio e Alberto Bernad della Primitive Films (www.primitive-films.com) e andrà in onda sulla RSI – Radiotelevisione Svizzera nella rubrica “Storie”. Proprio uno dei due registi, Botticchio, ci racconta come sta vivendo questa esperienza, mentre si trova su un treno con Eva (della quale si sentono le risate di sottofondo) durante il viaggio che la riporterà in Ghana per l’estate. “Accompagniamo Eva ormai da diversi mesi per seguire la sua storia ed è impossibile non empatizzare con lei. Spesso, durante le riprese, cerca i nostri sguardi per avere conforto ed essere rassicurata. In questo periodo abbiamo legato molto con lei e siamo diventati anche un suo punto di riferimento.”


Il documentario vuole raccontare, oltre alla storia di Eva, anche come l’incontro tra due persone, in questo caso la bimba e il Prof. Lanzetta Bertani, possa cambiarne il destino.
Nascono così sinergie uniche che possono modificare le conseguenze di eventi tragici e trasformare completamente delle vite.


Attualmente il girato è di circa 30/40 ore ma la strada è ancora lunga. I due registi, infatti, stanno tornando in Ghana con Eva e vogliono seguire sia la vita quotidiana della piccola dopo la prima operazione sia approfondire alcuni aspetti della storia come, ad esempio, provare a intervistare la donna che le ha provocato le lesioni, che è attualmente in carcere.

Tutto questo vivendo a contatto con la popolazione locale, in un mondo completamente diverso dal nostro. “Quando siamo arrivati al villaggio di Eva – racconta Botticchio – siamo stati accolti con un “rituale locale” che ha visto il sacrificio di due galline davanti ai nostri occhi”.
“Entrare in contatto con situazioni così diverse dalla nostra ti fa cambiare completamente la percezione delle cose. Nel centro in cui si trovava Eva abbiamo visto diversi bambini con problemi di deambulazione, che non riuscivano a camminare ma che comunque non hanno perso il sorriso. C’è molto sui cui riflettere”.


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