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Intervista al Dottor Fabio Vassena
D. Dottor Vassena, da quanto tempo collabora con il GICAM?
R. La mia prima missione risale al 2008 in Sierra Leone
D. Quali sono gli interventi che esegue più spesso durante le missioni?
R. Gli interventi più frequenti sono sicuramente a causa di traumi e malformazioni congenite.
D. Qual è l’età media dei pazienti che opera nelle missioni?
R. I pazienti che necessitano del nostro intervento sono bimbi e donne. Età media circa 10 anni.
D. Quali sono le maggiori difficoltà che incontra quando opera in missione?
R. Tutto è complicato, se paragonato alle attività che noi svolgiamo tutti i giorni. In tutti questi anni si è riusciti comunque a fare un ottimo lavoro, superando le difficoltà.D. Come si effettua la riabilitazione in seguito alle operazioni?
R. Il periodo post operatorio, che per tutti questi pazienti è fondamentale, viene gestito dai nostri fisioterapisti, che seguono le missioni.
Organizzano con il personale presente in luogo la riabilitazione anche nei periodi durante i quali non siamo presenti. I controlli vengono gestiti in video conferenza.D. In quest’anno, in cui non è potuto partire per le missioni, cosa le è mancato di più?
R. Potrebbe sembrare una risposta scontata… Ma decisamente il sorriso dei piccoli bambini e la gratitudine dei loro genitori!
Le missioni
Come si svolgono? Di cosa bisogna tenere conto? Quali sono i nostri compiti? Di seguito le risposte.
- A seconda della disponibilità del singolo, creiamo un team di 7-14 persone tra cui chirurghi, anestesisti, fisioterapisti, infermieri di sala operatoria, responsabili logistici, fotografi.
- Il nostro team amministrativo e di logistica si occupa delle necessità burocratiche come i visti, poiché molto spesso i nostri membri devono far parte dell’ordine dei medici e infermieri del paese di destinazione per poter praticare. Un’agenzia di viaggi organizza lo spostamento di ogni singolo, avendo volontari provenienti da ogni parte del mondo.
- In seguito, si pensa ai materiali da portare in missione. Di solito, è importante tenere a mente il paese di destinazione e i casi che si manifestano maggiormente in ognuno di essi. Questo principio delinea non solo il tipo di materiale che trasporteremo, ma anche il tipo di team da creare. In India, per esempio, le ustioni sono più frequenti, dunque avremo più strumenti per la chirurgia plastica come ricostruzione estetica, trapianti di pelle, trasferimento di tessuti. In Uganda trattiamo malformazioni congenite a mani e piedi nei bambini e in Ghana un misto di esiti di incidenti di lavoro o stradali, dunque porteremo più materiale disposable come impianti, viti, placche in titanio o carbonio.
- Il materiale si trova in un magazzino nell’ospedale di Locarno e viaggia in valigie di alluminio molto resistenti. La nostra sala operatoria è quindi da allestire sul posto. In alcuni luoghi in cui operiamo già da tempo, come in India, siamo riusciti a procurarci uno spazio fisso in cui riporre il materiale, in questo caso riusciamo anche a viaggiare più leggeri.
Il trasporto di farmaci e
anestetici deve passare attraverso regole di dogana molto rigide negli aeroporti in entrata e in uscita, per questo siamo contenti quando possiamo alleggerire il volume del nostro equipaggiamento.
- Una volta in missione, allestiamo dei campi di chirurgia appoggiandoci ad ospedali attrezzati al minimo. Nel corso di una o due settimane, ci dedichiamo ai nostri pazienti che sono prevalentemente bambini e donne e vivono ai margini della società. Ogni caso viene trattato con cura e con rispetto verso la popolazione locale.
- Al momento del ritorno, si fa una lista di tutti i presidi utilizzati e si reintegrano nel magazzino di Locarno.
Speriamo di poter tornare presto in missione ma, nel frattempo, continuiamo a mandare contributi sia economici che materiali agli ospedali in cui abbiamo operato e che sono molto in difficoltà, seguendo a distanza anche casi specifici di bambini.
Il Burkina Faso
Il paese è pieno di tradizioni, cultura e arte. La capitale Ouagadougou pullula di danze, musica dal vivo, festival e mercati artigianali pittoreschi, mentre la città di Bobo-Dioulasso offre un’atmosfera rilassata e allegra. Nel piccolo villaggio di Bani è possibile visitare le meravigliose “sette moschee di fango”. Attraversando i mercati, si osserva come tutto sia vivace, allegro, colorato, pregno di odori. Proprio i mercati, in Africa, scandiscono la vita e le giornate della gente, sono il luogo d’incontro per eccellenza per vendere beni, incontrarsi e parlare.
Nonostante le varie problematiche, il Burkina Faso ha avuto un ruolo trainante per la rinascita dell’arte e della cultura africane. Il festival cinematografico FESPACO, che si svolge ogni due anni, esordì umilmente nel 1969 ma da allora è cresciuto fino a diventare in Africa occidentale un’elegante versione delle rassegne indipendenti del cinema di Hollywood. Un regista burkinabé degno di nota è Idrissa Ouedraogo (1954-2018) che non solo è stato premiato al festival africano, ma ha ottenuto anche il Premio speciale della Giuria del Festival di Cannes per il film “Tilaï” nel 1990, una tragedia sul senso dell’onore, del rispetto della legge ancestrale e del conflitto tra vecchio e nuovo.
Un altro evento di spicco è il Festival Internazionale delle Maschere e delle Arti, si svolge a Dédougou con scadenza biennale ed è l’evento più importante dedicato alle maschere di tutta l’Africa Occidentale che costituiscono il fulcro delle credenze religiose di stampo animista praticate dalle popolazioni locali.
Sebbene il Burkina Faso non sia fra le mete turistiche più ricercate dell’Africa, il paese offre delle bellezze originali e meravigliose. La regione dell’Africa occidentale è infatti caratterizzata da un’architettura locale sorprendente dove le moschee e le case dei villaggi sono fabbricate con fango e dipinte con colori e forme originali. Le case del villaggio, costruite e decorate dalle donne sposate, sono rotondeggianti, quasi prive di finestre e dotate di porte d’accesso così piccole che per entrare ci si deve abbassare a carponi, un modo efficace per tenere lontano il caldo.
Le piccole abitazioni sono ricoperte da disegni colorati che raffigurano simboli tradizionali, religiosi oppure oggetti d’uso quotidiano, serpenti, avvoltoi, tamburi, lucertole, coccodrilli e motivi geometrici. Hanno tutti un particolare significato, e i segreti della tecnica vengono tramandati di generazione in generazione.
Ma quello che più colpisce nel paese degli uomini integri sono gli abitanti con la loro gioia di vivere. Nonostante le condizioni povere e disagiate, non manca mai un sorriso, ed è proprio questo che meraviglia e disorienta perché si fatica a capirlo. I burkinabé esternano disinvoltura, felicità, spensieratezza. Entrare in contatto con queste persone e la loro cultura è una sorpresa continua.
Il Prof. Lanzetta Bertani al programma Filo Diretto
Il Professor Marco Lanzetta Bertani ha partecipato al programma Filo diretto in onda su Radiotelevisione svizzera (RSI) (https://www.rsi.ch).
Nel corso della puntata sono stati affontati molti temi, tra cui: Il primo trapianto di mano, il Centro Nazionale Artrosi e le attività internazionali del GICAM.
Il Club dei 100
Per informazioni: info@gicam.ch